Il turismo religioso della Settimana Santa in Sicilia

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Il turismo religioso della Settimana Santa in Sicilia

5 Maggio 2018 Turismo 0

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In Italia il turismo per motivi religiosi, secondo i dati dell’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche (Isnart) pesa per l’1,5% sul totale dei flussi (il 2% sulla domanda internazionale e l’1,1% sulla clientela italiana) per un totale di 5,6 milioni di presenze turistiche (di cui 3,3 milioni di presenze straniere e 2,3 milioni di presenze legate al mercato italiano). La clientela straniera costituisce, quindi, circa il 60% del segmento. Nello specifico il 45,3% delle presenze proviene dall’Europa e il 14,9% dai paesi extraeuropei. I principali turisti sono gli adulti (41,4%) con un’età che varia fra i 30 e i 50 anni. Il mezzo principalmente usato (44,4%) nella scelta di un viaggio è l’intermediazione tradizionale (tour operators e agenzie di viaggi). Tale dato è differente se si confrontano le scelte del turista italiano (22,3%) e quello straniero ( con il 59% dei turisti che si affidano alle agenzie di viaggi, in particolare il 54,2% dall’Europa e il 73,7 dai paesi extraeuropei). Dallo studio dell’Isnart emerge, inoltre che il 32,7% dei visitatori preferisce viaggiare in compagnia del partner. Di questi, il 20% si rivolge a un tour organizzato, il 19,7% parte con un gruppo di amici, il 13,3% con la famiglia, mentre il 9,8% viaggia da solo. Il pellegrino viaggia principalmente in bassa stagione e spende mediamente 51 euro il giorno: gli italiani spendono di più degli stranieri (rispettivamente 59 euro e 46 euro).

La motivazione religiosa rappresenta la principale ragione di scelta del soggiorno per la stragrande maggioranza (71,9%), seguita dal desiderio di partecipare ad eventi di natura spirituale (37%). Fra le altre motivazioni troviamo che il 42,4% dei turisti sceglie le località italiane anche per la ricchezza del patrimonio artistico e monumentale, mentre il 26,3% esprime il desiderio di conoscere nuovi luoghi, e il 21,1% intende conoscere gli usi e costumi della popolazione.”

La Settimana Santa in Sicilia rappresenta ancor oggi un’occasione imperdibile per conoscere gli usi e costumi del popolo siciliano. In essa c’è un’ intreccio assai difficile da sciogliere di elementi magico-rituali e più propriamente cultuali. Elementi pre-cristiani sono presenti nella festa del Cristo delle fasce di Pietraperzia: il simbolo processionale è costituito da un alto palo, sormontato dal Crocifisso, al quale sono attaccate delle lunghe liste bianche di stoffa tenute dai devoti. È  una chiara rappresentazione simbolica dell’albero della vita, la cui presenza in un rito pasquale ne rende esplicito il significato.

Le Processioni

Connesse alle feste di Pasqua, specie nelle province di Caltanissetta e di Enna, sono accompagnate da gruppi di cantori, le cui lamentanze o lodate, caratterizzate da stilemi melodici di tipo polivocale, documentano la persistenza nell’isola dell’originaria cultura cristiana di impianto bizantino. In molti paesi è anche costume rappresentare dei drammi sacri ispirati alla Passione.

Carattere spettacolare hanno anche le processioni che presentano momenti della Passione con personaggi viventi ma anche con complessi statuari lignei. Di questo tipo è di grande suggestione la processione dei Misteri di Trapani.

Alle pendici sud-occidentali dell’Etna, precisamente a Biancavilla, si segnala la processione dei “Tri Misteri”: il venerdì Santo sette gruppi statuari sfilano per le vie del centro storico, accompagnati da migliaia di persone: in origine i gruppi (o Misteri) erano tre: Il Cristo Morto, l’Ecce Homo e il Cristo alla Colonna, sculture lignee risalenti alla metà del Settecento, dello scultore locale e sacerdote Placido Portale. Negli ultimi due secoli, si sono aggiunte alle tre statue originarie altre cinque sculture, ognuna delle quali custodita durante l’anno nella chiesa della Confraternita d’appartenenza. Sono l’Addolorata, il Cristo all’Orto, il Cristo che porta la Croce e la Pietà, oltre alla Torcia, una candelora lignea che reca, istoriati, i simboli della Passione.

Il profondo carattere magico di certe feste è ancora presente nei tipici dolci che si sogliono preparare e spesso distribuire durante le processioni. Questi dolci, che prendono spesso il nome di panuzzi, si ricollegano attraverso il valore simbolico delle loro forme alla funzione riproduttiva dei cicli vegetali propria a molti rituali arcaici.

Magia e Religione

Un’evidente mescolanza di magia, religiosità arcaica e cristianesimo sono le celebrazioni della Pasqua a Prizzi e a San Fratello. La processione della Domenica di Pasqua nel primo di questi paesi è caratterizzata dalla presenza di maschere raffiguranti la morte e i diavoli, il cui scopo dovrebbe essere quello di ostacolare l’incontro tra il Cristo risorto e la Madre.

Identico carattere hanno i cosiddetti giudei di San Fratello, i quali addobbati con ricchi e caratteristici costumi, nei giorni che precedono la domenica si spargono per le strade del paese riempendolo dei suoni delle trombe di cui ciascuno è munito. Nel primo come nel secondo caso si tratta della rappresentazione dell’insorgere di forze demoniache nel momento critico del passaggio da un ciclo vegetale a un altro.

Unica, nel catanese, La Diavolata di Adrano (in foto), rappresentazione sacra che si svolge la domenica di Pasqua da 260 anni. Sul palco, allestito davanti al colonnato della chiesa Madre, protagonisti i Diavoli, Lucifero, La Morte, L’Umanità, e l’Arcangelo Michele. I Diavulazzi di Pasqua, come viene chiamata in gergo la rappresentazione, fa parte del testo “La resurrezione” scritto nel 1752 DA Don Anselmo Laudani. Più recente la tradizione di rappresentare, a seguire, la seconda parte del dramma di Don Laudani, “L’Angelicata”, che si conclude con la proclamazione di Maria “Regina del Cielo”.

 

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